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24 gennaio 2023

Il cancello della Casa della Carità è chiuso, cerco di sbirciare l’interno ma non vedo nessuno; sono venuto altre volte ma questa volta ho la fotocamera per iniziare il lavoro, questo mi fa emozionare. 

Penso alle origini di questo posto, al cardinale Carlo Maria Martini. Nelle poche visite avevo avuto la conferma che la realtà che mi accingo a fotografare è straordinaria. Arriva la persona che ho conosciuto per telefono e che fin dal primo momento aveva accolto la mia richiesta, ma non solo, aveva accolto me. Ora sono in due, mi accolgono.

La carrozzina non è un problema, le barriere si superano con ascensori e montascale; incontro tante persone, nessuno guarda la mia disabilità. Arrivo nello spazio adibito al progetto “Casa anziani”, mi presentano e comunicano cosa farò; cerco di capire se la parola “fotografie” provoca reazioni strane: non ci sono problemi.

Senza perdere tempo estraggo la fotocamera dalla borsa e  me la metto al collo. Vedo tanti occhi, si avvicinano senza timore, nemmeno se alzo la macchina fotografica.

Occhi che accettano, cercano, vogliono e donano relazione. La mano si muove automaticamente, uno scatto fulmineo che sorprende anche me stesso, inquadro e regolo la focale ed il diaframma così, senza pensare, istintivamente e scatto. 

Inizio il lavoro, tanti occhi, tante relazioni.